viernes, 31 de octubre de 2008
especial Roberto Saviano/La entrevista (I)
En abril de 2007 tuve la inmensa suerte de poder entrevistar a Roberto Saviano para los QUADERNI DEL CSCI, revista anual de cine italiano. La actualidad de mi coetáneo transalpino me incita a haceros partícipes del diálogo que mantuvimos aquel lejano jueves en la barcelonesa Casa Fuster. Hoy cuelgo la primera parte, con una introducción en castellano.
Diálogo con Roberto Saviano
A lo largo de los últimos años me he encontrado con escritores, directores e intérpretes. Sin embargo, nunca antes noté en el instante previo la duda de la trascendencia, de un cierto miedo temático consistente en ir a hablar con alguien que además de generar arte ha logrado erigirse en símbolo de la lucha contra la injusticia del silencio y la mentira a través de su valentía y juventud. Antes de entrevistar a Roberto Saviano tenía el miedo del concepto de la realidad palpable, sin trampa ni cartón. Cuando llegué y nos dimos la mano los ojos disiparon el temor. La mirada y las palabras ejercieron su función terapeutica. Podíamos empezar. Sin trabas. Con la libertad de dos seres humanos que conversan e intercambian pensamientos.
CINEMA E LETTERATURA: RICERCA E STILE· Diciamo che hai il vizio del cinema, ho visto che ti piace abbastanza. Come mai? Il cinema mi piace molto e c’entra pure con lo stile (ndr: il suo stile) che ha molto più da fare con Rossellini che con molti scrittori italiani.
· In realtà il tutto metodo forse a più (d)a vedere col pedinamento della realtà zavattiniano....Esattamente, serve como estetica della mia scrittura e il mio sguardo, ma non solo Zavattini ma anche De Seta, che per me e un maestro in questo senso. Riuscire in qualche modo a raccontare la realtà esprimendola, non facendone un calco. Una realtà raccontata senza mediazoni, in maniera direttà. Questo significa significa non il reality, la telecamera o l’occhio dello scrittore fisso che prende tutto ciò che deve prendere ma cercare di raccogliere dei significati oltre la confusione.
· Sarebbe come coinvolgere la realtà in quel che tu fai, nel libro vai ai luoghi del crimine è sempre parli con la gente...Sí,è vero. In questo senso credo che ci sia un certo tipo di cinema e letteratura italiani con cui mi sento profondamente legato, come capita coi Fratelli Taviani, che sono dei maestri nella capacità di raccontare storie fatte con la materia della storia, coi piedi a terra, cercando di capire tutto ciò che e possibile prendere dalla realtà. Loro hanno uno sguardo tragico, ma non drammatico come Rossellini, dove non esistono possibilità oltre quello che racconta, mentre i Taviani sognano sempre una via di fuga, quasi come se la volessero far suggerire dello spettatore.
· Te sei nato a Napoli, com’e ti è nata la curiosita e la voglia di narrare quel che hai scritto? E nata dalla certezza che tutto quel che avevo intorno, so che puo sembrare una risposta un po cinica, era incredibilmente epico. Non e solo testimonianza, e anche capacità per me di volermi provare in un racconto di storie in grado di raccontare non soltanto quel territorio ma l’intera umanità del mio tempo, nel loro modo di ragionare, di vestire, che certo sono modi della camorra ma attraverso cui si puo riflettere l’intero tempo. Possiamo vedere i meccanismi economici e questo è una sorta di privilegio per lo scrittore che affronta questi temi.
· Ma cuando ti sei interesato davvero? Subito dopo la laurea di Filosofia, cuando ho iniziato a ricercare in questo senso: inchieste, atti giudiziari...
· E che forma, che stile pretendevi mescolando realtà diretta e informazione tratta dai documenti? Era fondamentale avere il doppio binario. Non volevo scrivere ne un saggio ne il romanzo di fiction: volero fare quel che Truman Capote chiamava romanzo non fiction. In A colazione con Truman, poco prima della sua morte, dice che il futuro della letteratura mondiale sarà un unico fiume in cui arrivano due affluenti, il romanzo letterario e la possibilita di investigare. Un altro esempio che serve e Primo Levi, chi a un certo punto dichiara che non si lascia di andare a Auschwitch perche sentiva che poteva raccontare tutto quel che avveniva. Lo salvava la ipotesi della parola. Io ero sicuro che potevo raccontare quel che vedevo. Fremevo per trovare il modo di farlo. Dai 21 anni ho raccolto materiale.
· Ed hai cominciato a girare quei quartieri...In realtà erano i miei quartieri, non avevo difficoltà di movimenti. Le persone con cui parlavo le conoscevo da sempre. I napoletani sono gente apertissima. Cuando ho deciso d’investigare ho deciso di muovermi un po di più per poter raccontare
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1 comentario:
Coromina guapo!! Sono ritornata di Londra...(sta b?! jajaj) escolta aixo d'escriure en italia es lo mas eh!!
Nen...si m'envies colors aqui et guanyes un vale regalo pa lo que tu quieras jajajaj!
L'adressa es al facebook ;)
Petonets!!!
L.
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