lunes, 3 de noviembre de 2008

Entrevista Roberto Saviano (II)


MAFIA, CAMORRA, SPETTACOLO.

· Cuando uno che è straniero a Napoli sente qualcosa nel (sul?) aria che non va, come se avesse una parte corrotta. Te lo vedi cosi, come se ci fossero due realtà napoletane, una visibile e l’altra invisibile? Si. C’e la Napoli dei musei, della rinascità che fa di Napoli per tutto ciò che rappresenta una grande città. I rivoluzionari francesi hanno studiato i filosofi napoletani. Napoli è piena di cultura è arte, ma questo nn significa che non ci sia il resto. Uno diceva che al sud si puo vivere benissimo, ma devi far sempre la stessa cosa: guardare il cielo e mai guardare per terra. A Napoli succede quel che dicevi. Puoi fare una vita normale senza accorgerti di niente e sentire che capita qualcosa. Se segui quella sensazione non sai dove finisci...


· Infatti nel tuo libro racconti tutta la situazione della camora. In Casal di Principe, un paesino, trovi l’intero mondo concentrato... Si, continuando con quel che dicevi è incredibile vedere come i gruppi mafiosi riescono a farsi non vedere ne spiare avendo in Campania e Calabria la grande agenzia della coca. Quel che fanno non arriva al pubblico e gli intellettuali la vedono come un fenomeno estetico. A Matteo Garrone l’interessa molto al fenomeno estetico della camorra, ma questo non li ha impedito di andare in profondità. E interessato sia al aspetto visivo che a quel del racconto. Non vuole dare la solita immagine della criminalità. Non capiscono nemeno come gli spagnoli non si interesanno a questi temi...

Cominciamo a parlare della importanza, sia in Spagna che in Italia, di usare il cinema come fonte di conoscenza della Storia recente che la gente dimentica frettolosamente. Si parla della camorra a Barcelona e della banda della Magliana e si continua con la globalizzazzione dei gruppi criminali. Mescolando temi li chiedo come comincia la struttura della camorra, se e una invenzione napoletana o di quelli romani.

· Di chi apprende la camorra? La banda della Magliana e la camorra imparano dal sud. I romani, De Cataldo lo dice nel suo Romanzo criminale, avevano rapporti con Cutolo e i siciliani. La mafia italiana ha insegnato il sistema mafioso a tutto il mondo trane che a la Cina e il Giappone che hanno struture propie. Sicilia, Campania e Calabria. Il centro del mondo.

· Ci sono diversi sistemi, sempri piu globalizzati... La camorra già ha un pentito tunisino. E un boss albanese. Al inizio era un fenomeno locale.

· Se l’economia e globale loro devono agire in quel senso... La forza della mafia italiana e che una industria, un impresa che fa crimini, non e un crimine che fa impresa, perche il crimine che fa impresa e destinato a rimanere sempre crimine.

· In questo senso la impresa la pensano pure a livello visivo. In Hollywood, episodio di Gomorra, si vede che pensano tanto all’aspetto visivo, tratto in tantissimi casi del cinema, sopratutto di film americani, Tarantino, Scarface di Al Pacino. Hanno adotatto lo stile filmico. Non si puo pensare al ridicolo se parli di gente che uccide, ma dal esterno puo sembrare come una cosa assurda...secondo te cosa mostra questo cambiamento di stile? La Camorra non e un mondo apparte, come gli intellettuali hanno sempre pensato. Le reazioni sono popolari. Il cinema arriva a loro come arriva a tutti. Io guardo Tarantino, mi piace ma non mi troverò nella situazione di sparare come loro, ma i giovani camorristi possono viverla e sparano da film. I ragazzi si adestano ad avere questa abilità da film, come se sempre fossero guardati da una telecamera. A Barcellona puoi amare Al Pacino e a Napoli puoi esserlo. I camorristi usano il cinema nella loro attività di vita.

· Come Cosimo di Lauro, che guarda le telecamere cuando e arrestato, come una star...Si, questa nuova generazione e cosi, si sentono star. Fortunamente non hanno tanto contatti coi giornalisti, altrimenti ognuno di questi diventerebbe un attore. La televisione li vuole.

· Garrone ha un interesse particolare della visione del mondo come reality show, la vita in diretta...Come mai a Napoli non c’era la televisione durante la Guerra di Secondigliano? La più grande arma della censura e l’indifferenza. Con la indifferenza permetti di agire, come capita in Spagna con la mafia italiana. Il capitalismo spagnolo ha la benzina della coca- parliamo di come il quotidiano ti fa vedere queste cose e di come la giustizia e la polizia spagnola ignora i deliquenti italiani sin da Andrea Ghira, uno dei protagonisti del massacro di San Felice Circeo.



Foto: Nápoles, barrio de Secondigliano, enero 2008

4 comentarios:

e dijo...

Miro tu blog asiduamente(¡claaaaro!), y lo que quería decir ya el día que publicaste la parte I de la entrevista te lo digo ahora, que sirve también: me da rabia no saber italiano (de momento). Más que nada porque creo que disfrutaría leyendo la entrevista. No tanto por interesante si no, porque por tu intro, parece que que hubo una conexión de tú a tú con el entrevistado...

Laia dijo...

La camorra me enamora...
Jajaja!

L.xxx

e dijo...

Bueno, el comentario no va a ser sobre el artículo (desde ayer sigo sin haber aprendido italiano, jur jur). No words: claro qué mola, sí, sí, és perfectament normal que et moli, non ti preocupare (:P). Aplicando la lógica (que es gerundio): si macca es humano y si los humanos son dioses, ergo ¡macca es dios! :)
Això nostre sí que es un vaso comunicante... igual o más que lo que se estudia en física.
Ostres tu, sembla que estem al cole: que si lògica, que si física, jajaja, som uns nens!
¡¡viva la tautología y la leche ram!!!!!!!

e dijo...

apunte pelín chorra pero no tan chorra como para no ponerlo (o eso creo...): la teoría de los vasos comunicantes se usó en la prática ya en tiempos de la antigua Roma.
-- Toma, toma con Italia!! , ja tot lliga de nou... sempre és un cercle, una unió ;)